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Lanzarote e Cesar Manrique, alla scoperta di questa splendida isola delle Canarie

Un paradiso creato ad arte. Sembra non esserci termine più adatto se volete descrivere l’isola di Lanzarote, uno dei quattro parchi naturali appartenenti all’arcipelago delle Canarie, situato in terra spagnola. Perché questa meraviglia naturale, riconosciuta dall’Unesco, nel 1993, come “Riserva della biosfera”, è stata plasmata ad hoc dal suo cittadino più illustre: il celebre artista poliedrico César Manrique (1919-1992).

Pittore, scultore, architetto, Manrique nacque nella capitale dell’isola, Arrecife, e fu uno dei pionieri dell’ecologismo e della pittura astratta spagnola. Tornò nella sua terra natale dopo un periodo vissuto a New York, negli anni Sessanta, a stretto contatto coi principali artisti della pop-art. Fu il protagonista del recupero dell’isola, creando, a Lanzarote, diverse opere artistiche e architettoniche che esaltarono le bellezze naturali del luogo.

Il suo stile si è contraddistinto per la capacità di saper coniugare l’attrazione turistica con il rispetto della natura. Infatti, lui stesso ha convinto i suoi compaesani dell’importanza dell’armonia tra uomo e ambiente, dei pericoli provocati dal boom del turismo di massa e della conseguente speculazione edilizia che iniziò a deturpare, proprio in quegli anni, parte del paesaggio delle Canarie.

Lanzarote tramite gli occhi dell’artista César Manrique

Dunque, se volete godervi questo Eden terrestre, affascinante e selvaggio, posto a un centinaio di chilometri dalle coste del Marocco e caratterizzato da spiagge da sogno, vulcani, parchi naturali e da una natura esotica subtropicale, non potete non fare i conti con l’altrettanto importante tesoro culturale custodito a Lanzarote. Un tesoro rappresentato da un itinerario che segue le orme del prezioso lascito di Manrique.

Tra le cose da vedere a Lanzarote legate a Cesar Manrique, il primo posto se lo aggiudica assolutamente il “Jardín de Cactus“, un parco a forma di anfiteatro, realizzato dall’artista spagnolo due anni prima di morire, che si trova a Guatiza, nel nord di Lanzarote. Si tratta di un immenso giardino della superficie di 5000 metri quadrati, che ospita quasi 10000 cactus arrivati da ogni parte del mondo. Il mulino a vento che si staglia sulla pietra nera è un punto strategico da cui ammirare il panorama.

Se volete poi godervi uno spettacolo mozzafiato, tappa obbligatoria è il “Mirador del Río“, opera portata a compimento da Manrique, situata a quasi 500 metri di altezza e mimetizzata dalla roccia vulcanica circostante. Per rendere l’idea, potremmo definirlo un bar-ristorante scavato all’interno della montagna. L’edificio è dotato di una maestosa finestra dalla quale si spalanca l’immensità del cielo e del mare, poiché sporge sopra la baia di Famara e l’isola “La Graciosa”. E’ da molti considerato il punto più panoramico di Lanzarote.

La “Casa Museo del Campesino“, invece, è il simbolo che racchiude tutte le tradizioni locali. Prima di accedere nella struttura, però, noterete una scultura bianca, alta 15 metri, installata nel territorio di San Bartolomé, al centro di Lanzarote. E’ una delle tante opere scolpite da Manrique, che abbelliscono le rotonde dell’isola. Questo monumento – chiamato “Monumento a la Fecundidad” – è stato pensato come omaggio alla figura del contadino. Infatti, prima che il turismo avesse il sopravvento, l’economia dell’isola era basata principalmente sull’occupazione nei campi.

Superata la grande scultura bianca, come dicevamo, scorgerete l’entrata di un complesso di case costruite nello stile tradizionale di Lanzarote. Qui avrete l’accesso al museo dedicato alla storia dell’artigianato locale, alle tradizioni e allo stile di vita degli agricoltori dell’isola. Questo spazio di storia mostra, ancora una volta, come l’arte possa convivere con la salvaguardia dell’ambiente naturale. A corredo potrete anche pranzare in un ristorante specializzato nella cucina tipica delle Canarie.

César Manrique venne considerato un grande maestro anche perché seppe trasformare il castello di San Josè da fortezza militare in rovina a “Museo internazionale di arte contemporanea“. Il Miac è stato inaugurato nel 1976 ed erano presenti, tra gli altri ospiti illustri, Pablo Picasso e Fernando Botero. Arriverete al maniero di epoca settecentesca in pochi minuti, se stavate visitando il centro della capitale Arrecife. Il castello si affaccia sull’inconfondibile mare cristallino di Lanzarote, mentre sulle sue pareti di pietra potete ammirare numerose opere, tra cui quelle di Tàpies, Miró, Alechinsky e Millares. L’edificio comprende anche un ristorante, le cui peculiarità architettoniche ricalcano la tecnica inconfondibile di Manrique.

La cui casa si trova a Nord di Lanzarote, e più precisamente all’interno del villaggio di Haria. L’abitazione, suggestivamente circondata da palme, ha ospitato l’eclettico artista nell’ultimo periodo della sua vita, fino all’anno della morte, causata da un incidente stradale, nel 1992. Qui entrerete a contatto con l’intimità di Manrique: sbircerete le foto, le stanze dove accoglieva ospiti famosi, i suoi libri e, soprattutto, il laboratorio dove lavorava. I suoi oggetti quotidiani sono ancora lì come lui li aveva lasciati: i pennelli riposano nel lavandino sporcati di colore, mentre il profumo della sua pittura rende l’atmosfera magica.

Se la casa dell’architetto spagnolo rende onore alla sua dimensione privata, la “Fundacion Cesar Manrique” a Taro de Tahiche è un luogo speciale per altri aspetti. Infatti, la casa-museo, che sorge sopra cinque bolle vulcaniche, fu la dimora dell’artista fino al 1987. Anche quest’opera (colorata di bianco, a fare da contraltare a un paesaggio vulcanico) venne costruita seguendo l’armonia architettonica del suo padrone. Scoprirete gallerie con opere d’arte di Manrique e Picasso, una piscina, ambienti intriganti, un giardino con mosaici e cactus giganti.

Un altro luogo noto, dove Manrique ha lasciato la sua prima impronta, è costituito dai “Jameos de Agua“, all’estremità nord dell’isola. Ai piedi del vulcano Monte Corona, vedrete materializzarsi una serie di grotte scavate dalla lava che, grazie all’incursione dell’oceano al loro interno, formano una laguna, dove vivono, unici al mondo, i granchi albini. Il complesso fu voluto da Manrique che si premurò di edificarvi anche un ristorante, un anfiteatro per i concerti e un museo sui vulcani.

Al termine di questo tour naturalistico-culturale, certamente tra i più belli al mondo, vi addentrerete nel pittoresco parco nazionale di Timanfaya, dove ha sede il ristorante “El Diablo”. Vi troverete in uno dei posti più incontaminati al mondo, che rischierete di scambiare per un paesaggio marziano, per via dei suoi 5000 ettari intervallati da coni vulcanici e campi di lava. Manrique progettò il ristorante nel punto in cui il sottosuolo raggiunge la temperatura più elevata: mangiare qui è un’esperienza unica perché gusterete la carne cotta su un barbecue speciale, alimentato direttamente dal calore proveniente dalle viscere del vulcano.